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Dai Marchesi Vivaldi di Trivigno e Pasqua a oggi

La storia di Villa Vivaldi

Non ci si rende davvero conto di quanta bellezza si nasconda al di là di un semplice muro dalle sfumature color ocra. Ma la realtà, è che Vico XII San Giovanni, nel cuore di Villanova, ha lo straordinario potere di custodire un gioiello architettonico unico: Villa Vivaldi Pasqua.

Rimane ancora oscura la data della sua costruzione, ma sappiamo con certezza che nel secondo Settecento, la villa era utilizzata dai Vivaldi come residenza estiva, o come casino di caccia. Attorno a essa, una vasta zona ricca di orti e di vigneti, nella quale sorgevano tre chiese: San Rocco, San Giovanni e San Mauro.

Una storia lunga ben quattro secoli

Il Settecento fu, infatti, un secolo davvero importante per l’economia sarda, grazie alle riforme sabaude che consentirono gli scambi commerciali, e grazie anche all’obbligo imposto ai proprietari di ristrutturare le proprie abitazioni. Il casino di caccia fu infatti abbellito e reso ancora più spazioso per volontà di Don Pietro Vivaldi marchese di Trivigno e Pasqua, il primo che venne in Sardegna con l’obiettivo di costruire le prime peschiere nel Sud dell’Isola. I lavori della casa furono poi conclusi nel 1801 con il piccolo nucleo iniziale trasformato in una lussuosa villa.

La situazione purtroppo si capovolse a causa del crollo finanziario che costrinse sia alla vendita che all’affitto di alcune peschiere, compresa la cessione di alcune proprietà della famiglia. Nel 1850, Villa Vivaldi fu venduta al Conte Calvi di Milano, il quale scelse di non abitarci, ma soltanto di affittarla, causandone un graduale deterioramento.

Negli anni Settanta, Rosabianca, figlia dell’industriale Marino Cao, riuscì nell’intento di restaurare la villa in modo sapiente e accurato, facendola rinascere a nuova vita dopo averla acquistata dall’ultima erede della famiglia Calvi, Donna Giulia Calvi.

La forma

La struttura di Villa Vivaldi

Villa Vivaldi è un pregevole esempio di architettura del Settecento al centro di Cagliari. La sua storia e la cura dei dettagli la rendono una cornice perfetta per un matrimonio in Sardegna oltre che, come riportato nel documento del MIBAC:

la sola rimasta tra le ville suburbane della fine del 700 ai margini dell’antico quartiere di Villanova, Oggi è dichiarata dal Ministero per i beni e le attività culturali, Dimora Storica ai sensi del D.Lgs 42/2004 perchè è un unicum con la Villa, il Giardino Pensile , la Scuderia e gli Orti di eccezionale importanza per la città di Cagliari”. [Cit. MIBAC]

La Sala Scuderie

Si tratta di un altro notevole esempio di architettura del periodo, formato da cinque campate con volte a vela, ottenute con mattoni pieni a vista finemente restaurati, sostenute da pilastri con capitelli in pietra cantone. Le aperture, anticamente adibite al passaggio delle carrozze e dei cavalli, sono state chiuse, poiché affiancate nel corso degli anni da altre costruzioni, e oggi trasformate in nicchie con vetrine incorniciate dal tufo originale ripristinato.

Il giardino pensile

Il Giardino Pensile di Villa Vivaldi è senza dubbio uno dei fiori all’occhiello della struttura. Il suo verde meraviglioso e profumato, grazie alle sapienti mani dei giardinieri e della proprietaria della Villa, riesce a splendere giorno e notte, creando una vera e propria oasi di verde e tranquillità nel pieno centro di Cagliari. Al suo interno, diversi alberi da frutto e diverse tipologie di fiori, vasi ornamentali, tavolini e sedie in ferro battuto per sedersi e godere della straordinaria atmosfera di pace.

Gli orti

Una scalinata a doppia rampa, la cui ringhiera è un bellissimo esempio di manufatto in ferro con ornamenti vegetali e geometrici, collega il giardino con gli Orti. Quella che un tempo era un’area coltivata con orti e frutteti rigogliosi, ora è costitutita da ampi prati con grandi gazebo che possono ospitare sino a 300 persone sedute.

La Gloriette

A incorniciare il giardino pensile ci pensa una suggestiva gloriette a cinque archi a tutto sesto in grado di conferire al giardino un tono di maestosità.

 

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